Curiosità

Dopo le IGA, arriva il “vino luppolato”

Le contaminazioni tra il mondo enologico e quello brassicolo sono storia di lunga data, anzi la nostra nazione in questo settore fa da maestra, tanto da essersi aggiudicata il riconoscimento dello stile IGA, da parte del Beer Judge Certification Program, l’ente americano per la classificazione degli stili di birra. Queste birre sono inserite nella categoria Fruit Beer e vengono descritte rinfrescanti o più complesse a seconda del tipo di uva utilizzata. Al naso le caratteristiche aromatiche dell’uva utilizzata devono essere evidenti ma non devono sovrastare gli altri aromi. Il malto è contenuto e il luppolo può variare da medio basso a nullo. Il colore di queste birre varia a seconda del tipo di uva utilizzata ed è compreso tra oro e marrone scuro.

 

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Anche per quanto riguarda i sapori le uve utilizzate possono cambiare di molto le sensazioni: i vitigni a bacca bianca danno sapori di frutta tropicale mentre quelli a bacca rossa di frutti rossi come ciliegia e fragola. Le note vinose devono essere presenti e possono essere leggere o medie. Il malto deve supportare i sapori dati dall’uva e non oscurarli. Si possono trovare note acide ma non devono essere protagoniste come nei Lambic. In caso di invecchiamento in botte è possibile riscontrare note di legno. L’amaro da luppolo è nullo o basso. La carbonatazione è medio alta. Ma la vera novità nel campo arriva dal Belgio: il vino al sapore di birra. Ad inventarlo è stato un enologo francese, Filip Decroix, che ha avuto la brillante idea di aromatizzare dello Chardonnay, il celebre vino bianco internazionale, al luppolo.

 

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Il risultato? Ancora in fase di collaudo e miglioramento,  grazie ad un  test commerciale  sul suo mercato interno belga. Solo se il successo sarà all’altezza delle aspettative, la bevanda sarà destinata all’esportazione anche in altri paesi.
L’enologo, con alle spalle una lunga esperienza nella produzione di vini su piccola scala e diversi premi professionali a livello nazionale ed internazionale, ha lavorato per più di un anno al progetto. Infatti, per arrivare ad una prima formulazione della bevanda, il vino è stato prodotto secondo un particolare protocollo di vinificazione dettato dallo stesso Decroix ed impiegando parte dell’uva proveniente dai vigneti di proprietà (circa 3,5 Ha).

 

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Il vino, quindi, è stato aromatizzato con diverse varietà di luppolo, modificando di volta in volta la tecnica di infusione, la temperatura e il tempo di contatto.

Il risultato della sperimentazione è un vino bianco dal sapore amarognolo spiccato, in cui i sentori aromatici e gustativi tipici del vitigno si sposano con quelli delle differenti varietà di luppolo.

Una bevanda che, anche per il solo gusto della scoperta, vale la pena assaggiare!

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