Incertezze ed indizi sull’origine biologica ed etimologica del luppolo
L’origine del luppolo in realtà è incerta, ma si ipotizza che le prime specie di luppolo siano apparse in Asia e che da lì si siano diffuse in direzione est, verso il nord America e ovest, verso l’Europa. Polline di luppolo è stato scoperto in alcuni siti archeologici in Inghilterra risalenti al 3000 a.C. e sappiamo che il luppolo era noto sin dai tempi degli antichi egizi, che lo usavano come erba medicinale, anche per curare i lebbrosi. Durante l’epoca romana il luppolo acquisisce notevole importanza per il suo utilizzo nella cura delle malattie del fegato, dei disturbi digestivi, di alcune malattie femminili e come purificante del sangue. Quando i romani occuparono la Britannia iniziarono a considerare il luppolo come una prelibatezza, a usarlo per fare infusi e ad aggiungerlo alle fermentazioni di cereali, assieme ad altri ingredienti impiegati a quel tempo come rosmarino, mirto, maggiorana, menta, camomilla e fieno.
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A poco a poco però, col modificarsi dei gusti e delle abitudini, questi ingredienti caddero in disuso, eccetto il luppolo che rimase e divenne un elemento basilare nella preparazione di una bevanda ancora oggi ben nota e apprezzata, la birra. Si narra che i lavoratori delle vecchie fabbriche di birra, trattando il luppolo, accusavano sonnolenza e dovevano interrompere il lavoro periodicamente per evitare di cadere addormentati. Da qui l’impiego di cuscini imbottiti di luppolo che, grazie all’effetto soporifero e calmante della pianta, favorirebbe la naturale insorgenza del sonno. Nell’America settentrionale gli indiani usavano la varietà locale di luppolo come sedativo e digestivo. Dal 1831 al 1916 il luppolo fu incluso come sedativo nella Farmacopea degli Stati Uniti. Per tutto il XIX secolo fu usato come ingrediente in molte specialità farmaceutiche, tra cui i cosiddetti “amari di luppolo” un popolare tonico di erbe in una soluzione alcolica al 30%. Linneo ha chiamato questa pianta Humulus lupulus.
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Il termine Humulus potrebbe derivare dal latino humus (terra), onde la pianta avrebbe un significato di “basso, umile”, oppure potrebbe dare luogo a una allusione ai fusti flessibili che riposano senza un sostegno per terra; lupulus, invece, potrebbe trarre origine dal termine latino lupus, giustificato, secondo alcuni, con un riferimento a Plinio il Vecchio (23-79 d.C.): lo scrittore romano definisce la pianta come “lupo dei salici”, con una probabile allusione alla tenacia con la quale i fusti volubili del luppolo si attaccano al salice, o a un qualsiasi altro sostegno, stringendoli strettamente e soffocandoli similmente a quanto farebbe un lupo a un gregge di pecore. Come il lupo, questa pianta cresce libera sulla terra e, come il lupo, l’uomo ha tentato inutilmente di addomesticarlo, ma il luppolo è rimasto sempre libero e selvaggio. La parola inglese hop, che volgarmente significa luppolo, sembra voce proveniente dalla Germania e derivativa dalla parola olandese hoppe, di origine etimologica incerta.
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Sono due le specie che danno vita all’intero genere Humulus: H.lupuluse H. japonicus. Humulus lupulus è cresciuto spontaneo fin dai tempi antichi in Europa, Asia e Nord America, ed è coltivato in tutte le zone temperate del mondo. Di esso si utilizzano principalmente i fiori femminili, che maturano in tarda estate, ma anche i giovani germogli, apprezzati come verdura. Molti sono i nomi comunemente usati nelle diverse regioni d’Italia per indicare questa pianta: reverdixe, lupol, orticaccio, votticella, bruscandoli, lepone, lupari. Humulus japonicus, invece, è pianta che nasce nella Manciuria, nel Giappone e forse nella Cina ed è usata esclusivamente nel giardinaggio come una pianta volubile, ornamentale, molto popolare, introdotta in Europa dal 1886 e con aspetto di una “vite del Canada”.
Origini lontane e misteriose, che rendono la “pianta lupo” ancora più affascinante nell’epoca moderna!