Le cure colturali per il luppolo: dalla potatura verde alla raccolta
Anche se le coltivazioni di luppolo in Italia rappresentano ancora una nicchia limitata a pochissime realtà imprenditoriali e molti hobbysti (si stima circa 30 Ha a livello nazionale), lungo tutto lo stivale è possibile imbattersi in impianti sempre più specializzati, nonostante la limitatezza delle superfici impiantate.
Il luppolo, pur essendo una pianta che spontaneamente colonizza facilmente molti ambienti marginali, presenta difficoltà di coltivazione nel nostro Paese per numerosi fattori, tra i quali i più importanti sono:
- pochi dati rispetto all’adattabilità di differenti varietà
- mancanza di fitofarmaci registrati
- difficoltà nel reperire materiali di impianto ed attrezzature specifiche per la coltivazione
- scarsa condivisione di esperienze e assenza di consulenti qualificati e con conoscenze legate ai territori locali.
Ogni coltivatore, professionale o non di luppolo, ben conosce, infatti, come dopo i primi approcci della coltivazione, con il progredire della crescita della pianta, funzionale dell’età della stessa, sia necessario intervenire annualmente con operazioni colturali ben definite ed in momenti opportuni della fenologia, in modo da guidare la forma della pianta ed il rapporto vegeto/produttivo verso le esigenze tecnologiche della produzione quali-quantitativa.
Si riporta di seguito un riassuntivo decalogo delle operazioni da svolgere annualmente, prendendo come riferimento le condizioni di impianto classiche di un luppoleto, ovvero con pali e sistema di orditura alti almeno 5 metri.
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Concimazione invernale: prima della ripresa vegetativa, la pianta necessita di un buon apporto minerale. L’azoto deve essere fornito in ragione di circa 140-200 kg/ha annuali; considerata l’alta dilavabilità delle forme azotate puòessere utile frazionare la distribuzione in 3 interventi, di cui uno alla ripresa vegetativa ed altri due successivi, l’ultimo dei quali non oltre inizio luglio. Il fosforo può essere apportato in un’unica distribuzione, con dosaggi di P2O5 da 60-80 kg/ha, così come il potassio in ragione di 130-150 kg/ha di K2O. Anche l’apporto di Magnesio in dosi di 40-60 kg/ha può essere consigliato, soprattutto in condizione di terreni con pH alti rispetto all’optimum della coltura. La somministrazione di micro o mesoelementi (B, Fe, Mn, Zn, Mo, S) può rivelarsi utile per evitare stress nutrizionali che causano sviluppo stentato della pianta e scarsa produzione in coni. Il ferro è sicuramente fra tutti il mesoelemento di cui la pianta ha più necessità, soprattutto nei primi periodi di sviluppo della pianta, dal ricaccio primaverile fino alla fioritura, per questo, in alternativa alla somministrazione nel terreno si può ricorrere alla distribuzione fogliare.
Sistemazione dei fili per l’ancoraggio delle piante. Una volta che le piante hanno attecchito, si possono sistemare nel terreno dei ganci ad “U” nelle immediate vicinanze delle stesse. Ai ganci poi vengono legati spaghi in polipropilene che vanno legati al filo di testa (ovvero quello alla sommità dei pali). I fili possono essere disposti a “V” per facilitare la gestione della chioma durante lo sviluppo e la raccolta. Gli spaghi saranno tagliati al momento della raccolta.
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Gestione chioma e capi a frutto: l’obiettivo è di ottenere 2-3 capi a frutto per pianta. Allo sviluppo dei primi germogli si consiglia di reciderli tutti ed eventualmente, se si tratta di luppolo spontaneo o varietà da aroma, di consumarli freschi. Nel giro di pochi giorni la pianta sviluppa altri ricacci. Fra questi devono essere scelti quelli che verranno fatti crescere per ottenere i coni. In questa fase vegetativa, gli esili fusti crescono velocemente (fino a 15 cm al giorno) e hanno bisogno di essere aiutati nelle prime fasi di avvolgimento sugli spaghi indirizzandoli. Il luppolo, durante la fase di crescita e allungamento dei capi a frutto, è molto suscettibile agli stress biotici e abiotici. È molto sensibile all’asfissia radicale tanto che a seguito di periodi di pioggia prolungata compaiono ingiallimenti delle giovani foglie e una crescita stentata. Nel corso dell’estate, ad inizio fioritura, si può procedere ad una sfogliatura delle foglie basali per favorire la circolazione d’aria e scongiurare attacchi di peronospora ai coni in via di maturazione. In questa fase stress idrici ed elevate temperature provocano stress alla pianta che determinano la formazione di coni con brattee modificate (forma nuove foglie) e allungate (simili a nuovi germogli).
Erpicatura superficiale: da eseguire periodicamente in prossimità delle piante, poiché il luppolo predilige un terreno arieggiato, privo di crosta superficiale e ben drenato; facendo attenzione a non recidere le radici superficiali. Tale operazione inoltre, facilita il controllo delle infestanti.
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Fresatura e rincalzatura: sono delle lavorazioni importanti al fine di una buona gestione del luppoleto. Essendo una pianta a sviluppo radicale veloce, la fresatura viene realizzata in primavera generalmente ogni 3 anni per recidere parti di radici che tendono a svilupparsi nell’interfila. I pezzi di radice possono essere utilizzati come rizomi per la formazione di nuove piante. La rincalzatura invece si attua in associazione all’erpicatura, per mantenere coperte le radici, evitare lo sviluppo di malattie e per favorire l’emissione delle radici estive.
Raccolta: nei nostri ambienti la raccolta dei coni ha inizio a metà agosto e si protrae fino ad ottobre (per gli ecotipi spontanei). Il momento ottimale si ha quando la luppolina (di aspetto polverulento e colore giallo-arancione) è ben visibile, emana odore caratteristico e tende a staccarsi dal cono se questo viene strofinato. La raccolta è prettamente manuale e può essere fatta scalarmente, lasciando le piante in campo, oppure in un’unica soluzione, tagliando completamente la pianta. Come accennato precedentemente, attualmente in Italia non esiste una macchina per la raccolta di piccoli appezzamenti. L’acquisto di macchine operatrici si giustifica solo se si coltivano superfici superiori a 10 Ha.
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Gestione post raccolta della pianta: generalmente è buona pratica quella di tagliare i germogli nati dopo la raccolta dei coni per indurre la dormienza della pianta e facilitare l’accumulo di nutrienti nelle radici. Anche in questo caso i germogli possono essere utilizzati per l’ottenimento di talee che radicano facilmente soprattutto se provenienti da tessuti lignificati. In ogni caso la parte epigea con i primi freddi autunnali dissecca.