Coltivazione

Progettazione del nuovo luppoleto: i parametri da considerare!

Le decisioni chiave e le attività per creare un nuovo luppoleto, a parte quelle del luogo e delle varietà da affrontare precedentemente, riguardano fondamentalmente:

– la strutturazione dei filari;

– il distanziamento delle piante;

– la preparazione del campo;

– il sistema di irrigazione;

– la gestione iniziale.

Strutturazione dei filari e distanziamento delle piante

Nel mondo la struttura più comune usata nei luppoleti a fini commerciali è quella a V. Altri sistemi, come quelli a filari bassi (per varietà nane), sono stati sperimentati, ma non sono molto utilizzati per il ridotto rapporto resa/superficie. I tralicci e il sistema di crescita variano in altezza massima, distanza tra i filari, spazio tra le piante, numero di fili di supporto per pianta e lontananza tra i fusti di una stessa pianta, in base alla regione, alla varietà e al metodo di raccolta. L’altezza dei pali viene scelta in base al vigore della varietà di luppolo e alle condizioni ambientali. Il luppolo ha bisogno di un’altezza che gli permetta di completare la sua crescita senza superare di molto il cavo di sostegno, in modo da non andare incontro a stress o lesioni della pianta. Le conoscenze e l’esperienza dei coltivatori locali possono essere utili per determinare l’altezza ottimale dei tralicci. Generalmente con pali alti intorno ai 6m, con 2 fili per pianta, si riescono a soddisfare anche le varietà più rigogliose. L’altezza massima nel mondo varia tra i 4 ed i 6 metri per la struttura a V, mentre è compresa tra i 3 e 4 metri per le varietà nane. Anche la lunghezza dei rami laterali dove crescono i coni varia da varietà a varietà e questo determina lo spazio tra una pianta e l’altra. Nella Yakima Valley i coltivatori posizionano strutture alte 6 metri e distanziano i filari tra i 3 e i 4. Anche in Germania è tipicamente usata questa struttura.

 

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Lo spazio ottimale tra una pianta e l’altra lungo i filari dipende dal numero di fili di supporto che si intendono utilizzare per ogni pianta, oltre che dalla varietà. Non ci sono regole rigide e le distanze applicate nei maggiori stati produttori variano tra i 0.8 m fino ad arrivare a 1.5 m. L’obbiettivo è crescere le piante in modo da ottimizzare lo spazio e permettere una buona esposizione alla luce solare. La classica struttura a V è formata dai pali di supporto allineati sia longitudinalmente (lungo il filare) che trasversalmente. Tutti i cavi sono fissati alla cima dei pali e seguono la loro disposizione incrociandosi e formando angoli retti. Questi cavi sono messi in tensione e ancorati alla fine e all’inizio dei filari. Ai lati di ogni fila di piante, fissate sui cavi di sostegno trasversali, vengono tirate in modo speculare coppie di cime, sulle quali si attaccano i fili guida per i fusti rampicanti. Queste guide partono da ogni pianta conferendo al filare la classica forma a V.

 

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Molti luppoleti italiani sono strutturati in modo più semplice. Sulla cima di ogni palo si posizionano le staffe, negli occhielli delle quali si fanno passare i cavi di supporto ai fili guida. Questo permette una disposizione più semplice dei filari, risparmio considerevole di cavo, ma garantisce una minore solidità strutturale (Foto del Birrificio contadino Cascina Motta, Piemonte).

 

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Preparazione del suolo

Un’analisi completa del terreno dovrebbe essere il primo passo per preparare il sito. L’analisi del pH, della sostanza organica e degli elementi presenti da informazioni essenziali per valutare ogni tipo di intervento prima e durante la coltivazione. Il luppolo è profondamente radicato, perciò sarebbe utile sia preparare campioni per i test del suolo superficiale (0-15 cm) sia campioni di quello più profondo (15-90 cm). Il primo campione darà indicazioni generali sulla fertilità del terreno e sul contenuto di sostanza organica, il secondo aiuta ad identificare potenziali problemi come un pH non appropriato, o addirittura tossico e in generale mostra la composizione mineraria del suolo. Questo tipo di problemi può essere in parte corretto con interventi precolturali. Il luppolo preferisce un terreno sciolto e ben drenato, ma ricco di sostanza organica e di macro e microelementi. Le coltivazioni e i trattamenti prima dell’impianto assicurano che le giovani piante di luppolo abbiano le migliori condizioni edafiche per una buona crescita. Un’aratura profonda e la pratica del sovescio sono consigliati per terreni argillosi in modo da aiutare il drenaggio e la penetrazione delle radici. Questa pratica è comune nelle pianure alluvionali di tutto il mondo. Per terreni sabbiosi e poveri di nutrienti è consigliata la coltivazione di azoto fissatrici e la concimazione con letame stagionato per arricchire il terreno.

Sistema d’irrigazione

Il luppolo ama il terreno umido, ma teme muffe e ristagni per cui un efficace sistema di irrigazione è essenziale per la salute delle piante. I due sistemi di irrigazione più comuni usati nei luppoleti commerciali sono: irrigatori a goccia e spruzzatori fissati alla cima dei pali. Entrambi i metodi presentano vantaggi e svantaggi e la scelta dipende dalla politica gestionale dell’impianto. Gli irrigatori fissati sopra la cima dei pali sono comuni in Nuova Zelanda dove i coltivatori di luppolo sono soliti far pascolare le pecore tra i filari (il lavoro delle pecore è molto utile perchè tengono basso il livello di infestanti e tolgono le foglie dal primo metro di pianta senza danneggiare i fusti). Posizionare gli spruzzatori in alto toglie il rischio che gli animali possano danneggiarli, inoltre non avere tubi vicino al terreno semplifica le attività di cura delle piante, come la potatura primaverile. Il grande svantaggio di questo metodo è che favorisce l’insorgenza di muffe sulle foglie. Gli irrigatori a goccia permettono un consumo più efficiente di acqua e l’utilizzo della fertirrigazione. L’uso di questi ultimi è comune, per esempio, negli Stati Uniti, dove sono presenti malattie come oidio e peronospora (in Australia e Nuova Zelanda non ci sono). Data la presenza di questi patogeni anche in Italia è da considerarsi preferibile l’utilizzo di irrigatori a goccia.

 

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Impianto

Che si utilizzino rizomi o talee la procedura di impianto è simile e si effettua ad inizio primavera, generalmente nel mese di marzo, evitando di esporre le gemme a gelate tardive. In presenza di un terreno argilloso e con possibili ristagni è necessario costituire una prosa in mezzo alla quale si pianta il luppolo interrandolo poco sopra il livello del suolo circostante. In questo modo la prosa garantisce protezione da caldo e freddo eccessivi, ma non permette il ristagno dell’acqua attorno alla corona principale. Questa pratica è consigliata per tutti i tipi di terreno. In alternativa è possibile semplicemente tracciare un solco poco profondo, intorno ai 10 cm, al centro del filare, posizionare i rizomi alla distanza desiderata e ricoprire con la terra.

 

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Cura iniziale

Durante la prima stagione dopo l’impianto non ci si aspetta di avere un raccolto commercializzabile e un buon radicamento è l’aspetto primario da tenere in considerazione. Promuovere una crescita vigorosa e sana getta le basi per una futura piantagione rigogliosa. Il controllo dell’umidità del suolo, quello delle condizioni edafiche, la difesa da infestanti e malattie, la corretta crescita lungo i fili di supporto sono tutti elementi essenziali per garantire il successo della piantagione. Il controllo dell’umidità del suolo va effettuato giornalmente e l’irrigazione deve essere effettuata frequentemente e per breve durata in modo da mantenere il suolo umido, ma non saturo. I test del suolo permettono di conoscere il bisogno di concimazione iniziale. L’azoto è un elemento chiave per una forte crescita vegetativa. Fonti negli Stati Uniti raccomandano di aggiungere un totale di 85 kg di azoto effettivo per ettaro. Se è possibile utilizzare la fertirrigazione dividere l’azoto in cicli di irrigazione tra la primavera e l’inizio dell’estate. Se il fosforo è stato aggiunto con la concimazione di fondo non dovrebbe essere necessario aggiungerne durante la prima stagione di crescita. Per aggiungere altri elementi chiave come potassio, zinco e boro bisogna far riferimento ai test del terreno e alla situazione delle piante. Tenere sotto controllo le infestanti riduce la competizione per gli elementi nutritivi e per le scorte idriche. La pacciamatura è utili e per questo scopo ed inoltre può aiutare a conservare l’umidità del suolo e a migliorare la struttura del terreno aggiungendo sostanza organica. In Italia non è ancora possibile ricorrere ad erbicidi per il trattamento delle infestanti perchè nessun prodotto fitosanitario è stato registrato per la coltivazione del luppolo; è possibile ricorrere a mezzi meccanici: pirodiserbo, sarchiatura, rincalzatura. In alternativa, una volta che il fusto diventa legnoso, è possibile utilizzare il rimedio neo zelandese facendo pascolare greggi di pecore, le quali eliminano le infestanti e il primo metro di foglie, che è il più esposto ad attacchi fungini, ed effettuano un’efficace concimazione.

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